giovedì 22 agosto 2013

I marziani? vengono da Brera


A fine ottocento  Giovanni Schiapparelli,  direttore dell’osservatorio astronomico di Brera  fu  artefice di numerosi  studi su Marte.  
A causa dei limiti della strumentazione ottocentesca  e  per un fenomeno ottico ,  il buon  Schiapparelli,  in perfetta buona fede e perizia scientifica, vide la superficie del pianeta rosso  solcata da linee che si incrociavano fra loro, linee che lui definì  “canali”.
Tutto nacque proprio dal termine “canale” parola che faceva appunto pensare a qualche provetto ingegnere marziano e quindi a una vita intelligente su Marte. La discussione si aprì intensa  e articolata in ben 3 tomi dal 1893 al 1909. Toccò poi allo statunitense Percival Lowell, riprendendo  Schiapparelli , a dare fiato alle trombe in contesto  internazionale. 
La cosa poi  si chiarì e  la scienza con la luce della ragione respinse l’invasione dei marziani dai libri di astronomia, ma questi oramai avevano occupato  l’immaginario popolare e nessuno da lì avrebbe più scacciati.
In epoca moderna  fu forse questa  la prima volta che Milano fece sognare il mondo globale, prima ancora della moda e delle modelle, dei  designer, del Milan e dell’Inter.
Ma non solo Marte, il  volo fu il sogno collettivo della prima metà del 900. Fu voglia di evasione? Problemi di traffico? Necessità di conciliare vita e lavoro con spostamenti rapidi? Non si sa , ma il fatto rimane che la prima donna italiana, e l’ottava nel mondo, a volare fu proprio milanese.
E proprio quella dell’immaginazione, del sogno, della fantasia , rimane  probabilmente  la cifra milanese un po’ sottotono oggi, occultata dalla finanza, dallo spread,  dai mercati globali, dalla Milano del fare, dalla Milano da bere. Chi mai definirebbe oggi  Milano la città del sogno? Eppure, almeno per l’Italia, Milano, anche dopo Schiapparelli, divenne  il porto intermodale dell’immaginario.  
Persino il mitico Thor , lo stupefacente Uomo Ragno, i fantastici 4  e i loro colleghi della Marvel  hanno dovuto prendere il tram e fare scalo in Viale Romagna presso gli uffici della compianta Editoriale Corno.
Asimov, Dick, Bradbury  tutti arrivati nel bel paese grazie a Urania,  della milanesissima Mondadori, e anche il rude “Conan il barbaro” ha dovuto riporre l’ascia bipenne e bussare alle porte dell’Editrice Nord, all’epoca in via Rubens , per immigrare in Italia .
Senza contare chi dice di vivere a Londra, ma è nato a Milano come il bonelliano Dylan Dog,  per non parlare di Martyn Mystere , Natan Never etc.
E anche gli sbilenchi e improbabili supercriminali di Alan Ford, millantati newyorkesi , hanno  in realtà radici e pedigree in case di ringhiera , in fabbriche di Sesto San Giovanni  degli anni 60.
Primo fra tutti Super Ciuck ispirato al portinaio, “semper ciuck”, di Luciano Secchi, autore appunto di Alan Ford.  Superciuck  spazzino di belle di speranze e maniaco dell’ordine, mentre ramazzava la strada presso una fabbrica di vino , fu  investito da un getto di vino adulterato e  assunse i  “superpoteri” alcolici ( fiatata micidiale, forza  e brio).  Novello crociato dell’ordine,  Superciuck, in maschera cappa, pancera e scarpe da tennis  usa i suoi poteri  per rubare ai poveri, che sporcano, per poi donare la refurtiva ai pulitissimi ricchi. Povero Superciuck ,venisse a Milano oggi forse avrebbe qualche crisi di identità.
Si è vero anche Satanik e Diabolik, nonostante le desinenza in k sono meneghini,  metafore imprenditive di quella voglia di “rubare”, con eleganza e calza maglia, mercati  alle ben più blasonate economie nord europee e statunitensi

Si perché in fondo  il tema del sogno, dell’avventura  non è poi troppo distante da quello del pensare l’impresa,  l’immaginazione da quello del progettare e quindi del fare.  Fellini una volta disse  a Tonino Guerra “ricordati sopra il  pensiero, sopra  di tutto….  c’è l’immaginazione..”

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