"Padre della notte, Padre del giorno, Padre che porti via le tenebre"... E Misha chiese al papà prima di addormentarsi "ah papà mi racconti una storia?" e papà gli raccontò la storia di Davide e del gigante Golia. E Misha chiese al Papà ancora un 'altra storia e Papà gli raccontò una fiaba (che gli avevano sempre scartato per i discorsi di Natale) "in Paradiso si doveva celebrare il Natale, allora per il compleanno di Gesù si fece una bella orchestra, gli angeli portarono arpe e trombe, i santi violini , viole, i Beati i contrabbassi, i cherubini triangoli e piatti, gli arcangeli tamburi, piano a coda e organo, mentre i serafini facevano il coro.
Erano tutti pronti per iniziare, mancava solo il povero. Non voleva venire. Ognuno cercò di convincerlo a venire ma lui niente.Mancava poco a mezzanotte, finchè andò Dio in persona andò dal povero per chiedergli di venire a festeggiare Gesù. "No, non vengo" "e Dio chiese "ma perchè?" "perchè mi vergogno, sono povero non ho nessuno strumento. Posseggo solo questo bastoncino" "benissimo" disse Dio "allora con quella bacchetta farai il maestro d'orchestra". E fu così che si festeggiò il Natale con somma gioia di tutti. E Misha chiese un terzo racconto, e papà al momento a corto di idee penso bene di narrare come Raffaele Rossetti distrusse una corazzata austriaca senza ammazzare nessuno, ma Misha si addormentò prima che la Viribus Unitis affondasse
giovedì 29 agosto 2013
lunedì 26 agosto 2013
2- E Misha disse...
“ dove sei stato figlio mio dagli occhi azzurri, dove sei stato dolce mio figlio?” Misha qual è il mistero del tuo passato? Ce lo dirai un giorno? Riusciremo mai a distinguere nei tuoi racconti la mitopoietica dalla cronaca? O ci narrerai sempre di luoghi dove le macchine hanno 11 alettoni e dove atterrano astronavi ?
E Misha disse alla mamma "ho conosciuto uomini cattivi, ma ora non ho paura perché ci sono le montagne che ci proteggono” .
Il 70% dei miei parenti, contando anche i compianti defunti, non è di Novara , solo tu, fra i non novaresi di nascita, ti sei accorto delle montagne, gli altri erano troppo intenti a rimpiangere o a desiderare il mare, soprattutto io e tua madre.
In fondo qui è così diverso dalla tua vecchia geografia di pianura, infinita come l’oceano, solcata da quel fiume enorme rispetto a cui il Nilo e l’Orinoco sembrano affluenti del Ticino.
Non sorprende dunque se la Val Formazza ti sia apparsa celestiale come il Tibet.
E devo dire che anche io per la prima volta vidi quei monti con affetto come se fossero nobili pareti della nostra casa e non severe alternative al mare.
Comunque nonostante questo e anche se, come Smilla, hai il tuo senso per la neve, la tua passione sono l’acqua, i pesci e il mare.
So che sulla simbologia dell’acqua si apriranno le cateratte ermeneutiche sul tema del femminino, ma oso versare ancora una goccia in questo oceano di interpretazioni: secondo me il vero motivo per cui ti piace il mare è perché lui come te si muove sempre e non si stanca mai.
E Misha disse alla mamma "ho conosciuto uomini cattivi, ma ora non ho paura perché ci sono le montagne che ci proteggono” .
Il 70% dei miei parenti, contando anche i compianti defunti, non è di Novara , solo tu, fra i non novaresi di nascita, ti sei accorto delle montagne, gli altri erano troppo intenti a rimpiangere o a desiderare il mare, soprattutto io e tua madre.
In fondo qui è così diverso dalla tua vecchia geografia di pianura, infinita come l’oceano, solcata da quel fiume enorme rispetto a cui il Nilo e l’Orinoco sembrano affluenti del Ticino.
Non sorprende dunque se la Val Formazza ti sia apparsa celestiale come il Tibet.
E devo dire che anche io per la prima volta vidi quei monti con affetto come se fossero nobili pareti della nostra casa e non severe alternative al mare.
Comunque nonostante questo e anche se, come Smilla, hai il tuo senso per la neve, la tua passione sono l’acqua, i pesci e il mare.
So che sulla simbologia dell’acqua si apriranno le cateratte ermeneutiche sul tema del femminino, ma oso versare ancora una goccia in questo oceano di interpretazioni: secondo me il vero motivo per cui ti piace il mare è perché lui come te si muove sempre e non si stanca mai.
venerdì 23 agosto 2013
1- Kultur craffen
Correva l’anno 2002 quando don Silvio Barbaglia , stimato
biblista, mi spiegò la differenza di significato fra la parola tedesca “Kultur”
e l’anglosassone “Culture”. Eravamo all’osteria “Ramlin” a Novara
durante un “dopo evento”
organizzato dalla Nuova Regaldi, ma quale evento fosse non me lo
ricordo. Fu li che fra i pochi avventori notturni appresi che la parola Kultur si riferisce solo alla cultura “alta”, grave e pesante, a quella dei musei, dei filosofi, dei grandi
letterati e scienziati, insomma una
munito castello del pensiero, in cui
soggetti come il Commissario Derrick, gli Abba o Nena non avrebbero mai potuto
entrare proprio a causa della loro insostenibile leggerezza dell’essere. Non così la “culture” inglese, democratica città che ospitava non solo Shakespeare , Joyce
e Telemann ma anche il Doctor Who, le Spice Girls e mister Bean, non solo
la profondità dei pochi ma anche l’interesse dei molti. Fu la prima
volta che misi a tema la parola cultura, parola di cui, come Paperino con Paperina, ero stato fino a quel momento, eterno fidanzato. Da lì
in avanti in pochi anni me ne venne
quasi a nausea e Paperina mi si trasformò in Amelia, la strega che ammalia, complice
la fine della gioventù o forse un’indigestione
intellettuale che mi ha procurato acidità di intelletto o più
semplicemente la povertà dei miei mezzi
cognitivi. Ma che cosa vuol dire Non luogo? Un luogo senza rapporti
esistenziali tipo…. Un ipermercato, Ma che cosa vuol dire eterotopia? Un luogo che
rompe la continuità funzionale di un territorio tipo… un ipermercato, ma che
cosa vuol dire un Super Luogo? Uno spazio così importante che connota un il
territorio circostante tipo…un ipermecato. Ma scusate tre concetti diversi per definire l’Esselunga?
Ma era proprio necessario? Forse era questo che iniziava a stancarmi questa
dimensione debole della cultura che da un lato
scappa a gambe levate dalle domande importanti , dai contenuti che contano (per seri e dotti motivi di post modernismo, relativismo,
pluralismo) dall’altro non rinuncia a una
supponente autorefenzialità, peso senza pensiero:
un Kultur craffen appunto.
Se i cani corrono liberi, perchè i bambini no?
“ Se i cani corrono liberi, perché noi no?” questo il ritornello di una vecchia canzone di Dylan, in
genere al cane si associa il concetto di fedeltà, non di libertà e infatti l'immagine mi era sempre sembrata un po’ bislacca, almeno fintanto che non ho letto il regolamento del mio condominio.
“ se i cani possono correre liberi nel cortile di casa mia perché
mio figlio no?” mi verrebbe da parafrasare.
Infatti questa magna carta dei condomini padri fondatori vieta
di fatto il gioco ai bambini in cortile, ma cani e gatti possono liberamente
usufruire degli spazi condominiali,
androni compresi .
AI fanciulli invece è
vietato l’uso a fine ludico dei
giardini, androni, scale, passi carrai e
viottoli e se per caso il gioco dei bambini ( che a questo punto è ammesso solo nello
spazio aereo sovrastante il cortile) infastidisse
per qualsivoglia motivo e in qualunque momento l’augusta persona di qualche adulto, tale attività deve immediatamente cessare ( pena
l’abbattimento immediato mi verrebbe da aggiungere)
Ora tutto ciò non è stato stilato per amore degli animali,
ma per orrore dei bambini. Devo dire , la cosa ha scarsi riflessi pratici, anche perché ormai la normativa sul tema è abbastanza
chiara, e fortunatamente alcuni comuni ( Torino e Milano ad esempio) hanno ribadito con specifica ordinanza che proibire ai bambini di giocare in cortile
è illegale.
Rimane però l’amaro
in bocca per questa deriva erodiana di cui la storia del mio condominio ne è illustre esempio, se Novara è una delle città
italiane con l’età media più alta un motivo c’è.
Purtroppo sembra che i
Novaresi da almeno da vent’anni si siano preoccupati più
della loro vecchiaia che del loro futuro.
giovedì 22 agosto 2013
1- E Misha disse....
“l’Eden sta bruciando preparatevi all'eliminazione o i vostri cuori dovranno avere il coraggio per il cambio
della guardia”.
Questi i versi della canzone di Dylan che mi accompagnavano
quella notte, la notte prima di incontrare mio figlio.
L’eden della vita fatta
di comunicati stampa, cuba libre, musei, narghilè, post, snorkeling, cenette e viaggi stava per cambiare profondamente. Partire
alla volta della città degli astronauti,
nel cuore del più grande impero morente
per sapere chi sarebbe stato mio figlio.
L’attesa di quell’evento era
una sentimento che ti faceva tendere tutti i muscoli dell’anima, era la vigilia
del nostro personalissimo Natale.
E poi ti vidi dietro quel vetro, lo sguardo curioso, carico di
speranza e paura, un’espressione furba su
un volto da cherubino.
Ci guardammo così la prima volta, le manine e il viso
che premevano su quel vetro che ti divideva, ancora per poco, dal tuo futuro.
E venne il giorno
in cui ti consegnarono a noi e noi
divenimmo una famiglia.
Un corpo da
passerotto, sandaletti da mercato rionale, un occhietto nero frutto
di chissà quale improbabile acrobazia con chissà quale oggetto che ti era venuto a mano , immagini che mai potrò
dimenticare; poi il tuo desiderio di
felicità esplose come un tifone, spingendo le vele delle nostre vite con una forza
per noi sconosciuta, tirando il sartiame della nostra esperienza con quella energia scatenata e instancabile delle tua emotività.
Le nostre
giornate divennero improvvisamente tutte
importanti , di un’importanza , per lo meno per me , non consueta. La tua voglia
di vita, di crescere si impose come una locomotiva sul treno dei nostri giorni .
Tu e il tuo incanto per il mondo, quel mondo che prima avevi conosciuto in un’ altra
lingua e solo in poche scomode rate, ora non solo si squadernava di
fronte ai tuoi occhi di cielo, ma dovevi pure leggerlo
in fretta per recuperare tuti gli anni che la vita ti
aveva ingiustamente tolto.
E un anno è passato quando arrivasti a noi con l’occhietto
nero.
E Misha disse alla mamma: “ a ma allora io sono il figlio del destino”.
Misha io direi della Provvidenza e nel giorno del nostro compleanno
( tuo. di mamma e mio) rubando i versi al bardo pavano ti augurerei ,
“Vola tu dove io
vorrei volare,
dove c’è un mondo ancora tutto da fare
e tutto, o quasi tutto, da sbagliare”
I marziani? vengono da Brera
A fine ottocento
Giovanni Schiapparelli, direttore
dell’osservatorio astronomico di Brera fu artefice di numerosi studi su Marte.
A causa dei limiti della strumentazione
ottocentesca e per un fenomeno ottico , il buon Schiapparelli,
in perfetta buona fede e perizia scientifica, vide la superficie del
pianeta rosso solcata da linee che si
incrociavano fra loro, linee che lui definì “canali”.
Tutto nacque proprio dal termine “canale” parola che faceva
appunto pensare a qualche provetto ingegnere marziano e quindi a una vita
intelligente su Marte. La discussione si aprì intensa e articolata in ben 3 tomi dal 1893 al 1909. Toccò
poi allo statunitense Percival Lowell, riprendendo Schiapparelli , a dare fiato alle trombe in
contesto internazionale.
La cosa poi
si chiarì e la scienza con la luce della ragione respinse l’invasione dei marziani dai libri di astronomia,
ma questi oramai avevano occupato
l’immaginario popolare e nessuno da lì avrebbe più scacciati.
In epoca moderna fu
forse questa la prima volta che Milano
fece sognare il mondo globale, prima ancora della moda e delle modelle,
dei designer, del Milan e dell’Inter.
Ma non solo Marte, il volo fu il sogno collettivo della prima metà
del 900. Fu voglia di evasione? Problemi di traffico? Necessità di conciliare
vita e lavoro con spostamenti rapidi? Non si sa , ma il fatto rimane che la
prima donna italiana, e l’ottava nel mondo, a volare fu proprio milanese.
E proprio quella dell’immaginazione, del sogno, della
fantasia , rimane probabilmente la cifra milanese un po’ sottotono oggi,
occultata dalla finanza, dallo spread, dai
mercati globali, dalla Milano del fare, dalla Milano da bere. Chi mai
definirebbe oggi Milano la città del
sogno? Eppure, almeno per l’Italia, Milano, anche dopo Schiapparelli,
divenne il porto intermodale
dell’immaginario.
Persino il mitico Thor , lo stupefacente Uomo Ragno, i
fantastici 4 e i loro colleghi della
Marvel hanno dovuto prendere il tram e
fare scalo in Viale Romagna presso gli uffici della compianta Editoriale Corno.
Asimov, Dick, Bradbury
tutti arrivati nel bel paese grazie a Urania, della milanesissima Mondadori, e anche il
rude “Conan il barbaro” ha dovuto riporre l’ascia bipenne e bussare alle porte
dell’Editrice Nord, all’epoca in via Rubens , per immigrare in Italia .
Senza contare chi dice di vivere a Londra, ma è nato a
Milano come il bonelliano Dylan Dog, per
non parlare di Martyn Mystere , Natan Never etc.
E anche gli sbilenchi e improbabili supercriminali di Alan
Ford, millantati newyorkesi , hanno in
realtà radici e pedigree in case di ringhiera , in fabbriche di Sesto San
Giovanni degli anni 60.
Primo fra tutti Super Ciuck ispirato al portinaio, “semper ciuck”,
di Luciano Secchi, autore appunto di Alan Ford. Superciuck spazzino di belle di speranze e maniaco
dell’ordine, mentre ramazzava la strada presso una fabbrica di vino , fu investito da un getto di vino adulterato e assunse i “superpoteri” alcolici ( fiatata micidiale,
forza e brio). Novello crociato dell’ordine, Superciuck, in maschera cappa, pancera e
scarpe da tennis usa i suoi poteri per rubare ai poveri, che sporcano, per poi
donare la refurtiva ai pulitissimi ricchi. Povero Superciuck ,venisse a Milano
oggi forse avrebbe qualche crisi di identità.
Si è vero anche Satanik e Diabolik, nonostante le desinenza
in k sono meneghini, metafore imprenditive
di quella voglia di “rubare”, con eleganza e calza maglia, mercati alle ben più blasonate economie nord europee
e statunitensi
Si perché in fondo il
tema del sogno, dell’avventura non è poi
troppo distante da quello del pensare l’impresa, l’immaginazione da quello del progettare e
quindi del fare. Fellini una volta disse
a Tonino Guerra “ricordati sopra il pensiero, sopra di tutto….
c’è l’immaginazione..”
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