giovedì 22 agosto 2013

1- E Misha disse....

“l’Eden sta bruciando preparatevi all'eliminazione o i vostri cuori dovranno avere il coraggio per  il cambio della guardia”. 
Questi i versi della canzone di Dylan che mi accompagnavano quella notte, la notte prima di incontrare mio figlio. 
L’eden della vita fatta di comunicati stampa, cuba libre, musei, narghilè,  post, snorkeling, cenette e viaggi  stava per cambiare profondamente. Partire alla volta della città degli astronauti,  nel cuore del più grande impero morente  per sapere chi sarebbe stato mio figlio. 
L’attesa di quell’evento era una sentimento che  ti faceva  tendere tutti i muscoli dell’anima, era la vigilia del nostro personalissimo  Natale.
E poi ti vidi dietro quel  vetro, lo sguardo curioso, carico di speranza  e paura,  un’espressione  furba  su un volto da cherubino. 
Ci guardammo così la prima volta, le manine e il viso che premevano su quel vetro che ti divideva, ancora per poco, dal tuo futuro.
 E venne il giorno in cui ti consegnarono a noi e noi  divenimmo una famiglia.
Un  corpo da passerotto,  sandaletti  da mercato rionale, un occhietto nero frutto di chissà quale improbabile acrobazia con chissà quale oggetto che  ti era venuto a mano , immagini che mai potrò dimenticare;  poi il tuo desiderio di felicità esplose come un tifone, spingendo le vele delle nostre vite  con una forza  per noi sconosciuta, tirando il sartiame della nostra esperienza  con quella energia  scatenata e  instancabile delle tua emotività. 
Le nostre giornate divennero improvvisamente  tutte importanti , di un’importanza , per lo meno per me , non consueta. La tua voglia di vita, di crescere si impose come una locomotiva sul treno dei nostri giorni . 
Tu e il tuo incanto per il mondo, quel mondo che prima avevi conosciuto in un’ altra lingua e  solo in poche scomode rate, ora non solo si squadernava di fronte ai tuoi occhi di cielo, ma dovevi   pure leggerlo  in fretta per recuperare tuti gli anni che la vita ti aveva ingiustamente tolto.
E un anno è passato quando arrivasti a noi con l’occhietto nero.
E Misha disse alla mamma:  “ a ma allora io sono il figlio del destino”.  
Misha io direi della  Provvidenza e nel giorno del nostro compleanno ( tuo. di mamma e mio) rubando i versi al bardo pavano  ti augurerei ,
 “Vola tu dove io vorrei volare,
dove c’è un mondo ancora tutto da fare
 e tutto,  o quasi tutto, da sbagliare”


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