“l’Eden sta bruciando preparatevi all'eliminazione o i vostri cuori dovranno avere il coraggio per il cambio
della guardia”.
Questi i versi della canzone di Dylan che mi accompagnavano
quella notte, la notte prima di incontrare mio figlio.
L’eden della vita fatta
di comunicati stampa, cuba libre, musei, narghilè, post, snorkeling, cenette e viaggi stava per cambiare profondamente. Partire
alla volta della città degli astronauti,
nel cuore del più grande impero morente
per sapere chi sarebbe stato mio figlio.
L’attesa di quell’evento era
una sentimento che ti faceva tendere tutti i muscoli dell’anima, era la vigilia
del nostro personalissimo Natale.
E poi ti vidi dietro quel vetro, lo sguardo curioso, carico di
speranza e paura, un’espressione furba su
un volto da cherubino.
Ci guardammo così la prima volta, le manine e il viso
che premevano su quel vetro che ti divideva, ancora per poco, dal tuo futuro.
E venne il giorno
in cui ti consegnarono a noi e noi
divenimmo una famiglia.
Un corpo da
passerotto, sandaletti da mercato rionale, un occhietto nero frutto
di chissà quale improbabile acrobazia con chissà quale oggetto che ti era venuto a mano , immagini che mai potrò
dimenticare; poi il tuo desiderio di
felicità esplose come un tifone, spingendo le vele delle nostre vite con una forza
per noi sconosciuta, tirando il sartiame della nostra esperienza con quella energia scatenata e instancabile delle tua emotività.
Le nostre
giornate divennero improvvisamente tutte
importanti , di un’importanza , per lo meno per me , non consueta. La tua voglia
di vita, di crescere si impose come una locomotiva sul treno dei nostri giorni .
Tu e il tuo incanto per il mondo, quel mondo che prima avevi conosciuto in un’ altra
lingua e solo in poche scomode rate, ora non solo si squadernava di
fronte ai tuoi occhi di cielo, ma dovevi pure leggerlo
in fretta per recuperare tuti gli anni che la vita ti
aveva ingiustamente tolto.
E un anno è passato quando arrivasti a noi con l’occhietto
nero.
E Misha disse alla mamma: “ a ma allora io sono il figlio del destino”.
Misha io direi della Provvidenza e nel giorno del nostro compleanno
( tuo. di mamma e mio) rubando i versi al bardo pavano ti augurerei ,
“Vola tu dove io
vorrei volare,
dove c’è un mondo ancora tutto da fare
e tutto, o quasi tutto, da sbagliare”
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